Pur affermando di non amare le interviste, Hayao Miyazaki, l’indiscusso guru degli anime, grazie al quale il cinema d’animazione è diventato uno dei simboli della cultura giapponese, lo scorso 20 novembre ha tenuto un raro incontro con la stampa estera presso il Foreign Correspondents’ Club of Japan di Tokyo.
Sebbene inizialmente visibilmente a disagio e un po’ imbarazzato dai fotografi che lo attorniavano, Miyazaki-Sensei (come viene chiamato dai media giapponesi) è stato molto abile nel dialogo, aggirando anche alcune domande con simpatia ed un pizzico di provocazione.
Il regista non vuole che l’animazione giapponese venga usata per scopi politici e, dopo l'evento, la sua più quotata osservazione è stata una critica al primo ministro Taro Aso, che ha spesso pubblicamente proclamato il suo amore per i manga. "E’ imbarazzante" ha detto Miyazaki, "è qualcosa di cui si dovrebbe godere in privato."
Miyazaki si è anche lamentato che i bambini di oggi vivono troppo nei mondi virtuali di TV, giochi, e-mail, cellulari e fumetti, e troppo poco a contatto con la natura. Secondo il maestro, infatti, ciò toglierebbe linfa vitale al loro vigore.
A sentire l’intervista rilasciata, il sensei appare più come un brontolone
di 67 anni (la sua effettiva età) che come qualcuno che ha dedicato tutta la
sua vita alla creazione di manga e anime, compresi alcuni celebrati classici come
"Tonari no Totoro" ("Il mio vicino Totoro") del 1988 e "Sen to Chihiro no Kamikakushi" ("La città
incantata") del 2001, nonché il suo ultimo schiacciante successo "Gake no Ue no
Ponyo" ("Ponyo on the Cliff by the Sea"),
che, dalla data di uscita a luglio, ha incassato quasi 15 miliardi di yen.
A
causa di quest’uomo, infatti, milioni di bambini in tutto il Giappone e in altri Paesi del
mondo, hanno trascorso molte ore al coperto, incollati di fronte agli schermi video.
Esiste una qualche contraddizione in ciò? Non per coloro che conoscono le
opere di Miyazaki, tutte esaltanti la bellezza ed il mistero del mondo
naturale.
Inoltre, sebbene film come "Mononoke Hime" ("
Molti dei suoi film, come "Majo no Takyubin" ("Kiki consegne a domicilio") (1989), "Kurenai no Buta" ("Porco Rosso") (1992) e "Hauru no Ugoku Shiro" ("Il Castello errante di Howl") (2004), raffigurano un
fantastico Vecchio Mondo il cui delizioso insieme di stili architettonici ha un
aspetto più invitante della realtà (benchè gli abitanti possano includere un
mago raccapricciante o due). Il messaggio nascosto: il mondo reale è un
fantastico, anche se talvolta terrificante, luogo da esplorare.
Miyazaki ha
sottolineato questo tema, dicendo alla stampa che i ragazzi, prima di essere
rinchiusi nelle aule, dovrebbero trascorrere il loro tempo stando all’aria aperta, giocare con il fuoco e
arrampicarsi sugli alberi; in breve, sperimentando quel tipo di infanzia "non
programmata" e all'aperto, di cui la stessa generazione di Miyazaki ha beneficiato.
"Mi piacerebbe anche che avessero a disposizione dei luoghi in cui poter
acquistare caramelle, e altre cose che i loro genitori non approverebbero, a
buon mercato", ha aggiunto Miyazaki con un sorriso.
Non sorprende che il maestro sia stato anche critico nei confronti della
condotta intrapresa, in seguito alla seconda guerra mondiale, dal Giappone, determinato
a seguire il consumismo a costo di sacrificare l'ambiente. "Molte persone
ora provano nostalgia per il Giappone degli anni 30 del Periodo Showa (1955-1965).
Le persone si illudono che le cose migliori siano avvenute in quel periodo, ma
in realtà, è stato un periodo molto infelice" ha detto. "Perché? Mi sentivo
avvilito perché la natura - le montagne e i fiumi - era stata distrutta in nome
del progresso economico".
Il sensei afferma di aver compreso solo adesso che "il paradiso risiede nei ricordi della nostra
infanzia". "In quei giorni
eravamo protetti dai nostri genitori ed eravamo innocentemente incoscienti dei
tanti problemi che ci circondavano", ha spiegato.
Tali problemi, dalla guerra alle catastrofi ecologiche, hanno reso Miyazaki "profondamente pessimista". "Sono sicuro che non siamo in grado di evitare il collasso della civiltà, anche se dobbiamo fare il massimo sforzo per evitarlo", ha detto.
Tali film, egli ha sottolineato, non sono realizzati pensando al pubblico
internazionale o in concorrenza con i rivali stranieri, passati o presenti. I suoi film nascono invece
guardando i bambini e cercando di capire il loro mondo. "Quello
che faccio è guardare i bambini di fronte a me. Ma ci sono casi in cui non
riesco a vederli, e in questi casi finisco per fare film per persone di mezza
età. Quel che è necessario, però, è guardare ai bambini. La nostra animazione è
possibile perché, al momento, la popolazione giapponese ammonta ad oltre 100
milioni di persone. E' grazie a questo che siamo in grado di produrre
un'operazione che sia redditizia, e vediamo il successo internazionale come un
bonus che può essere anche preso in considerazione successivamente. Ma quello
che dobbiamo fare è guardare la società giapponese e i bambini giapponesi, ma,
soprattutto, i diritti dei bambini che abbiamo di fronte a noi", ha detto.
Allo stesso tempo, Miyazaki non si aspetta che i suoi film, o qualsiasi altro film, trovino ampio apprezzamento a trenta anni dalla loro realizzazione. "Oggi le opere che hanno più di trent'anni possono essere ritenute storiche, ma sono cose che il pubblico non sarà più in grado di apprezzare" ha affermato e, quando un anziano giornalista ha replicato riportando l’esempio del classico del 1942 "Casablanca", il sensei non sembrava affatto turbato. "Credo che un film di valore possa diventare un tuo amico per tutta la vita, ma se Casablanca fosse stato proposto oggi, non credo che sarebbe stato un successo", ha spiegato. "Se i film di Yasuhiro Ozu fossero stati proposti al pubblico di oggi, avrebbero probabilmente potuto essere presentati solo a teatro, e non è possibile fare film per un solo teatro".
Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui Miyazaki, nonostante i suoi frequenti accenni a volersi ritirare ("Ho detto di voler andare in pensione così tante volte, che da questo momento in poi mi asterrò dal fare queste dichiarazioni", ha scherzato), continua a ritornare al suo tavolo da disegno ritardando il giorno in cui il suo lavoro inizierà il suo ultimo conto alla rovescia verso l'oblio. "Benché io mi senta già in pensione", ha aggiunto, "penso che sia meglio per me vivere questa sensazione di tanto in tanto. La buona volontà delle persone che ruotano intorno a me mi permette di lavorare."
Egli non ha formalmente nominato il suo successore allo Studio Ghibli, anche se suo figlio Goro, che ha fatto il suo debutto nel 2006 con il successo fantasy "Gedo Senki" ( "Tales from Earthsea"), ne è l’evidente erede. "Non voglio favorirlo solo perché è mio figlio", ha detto Miyazaki, con un pizzico di irritazione, "anzi, credo che dovrà affrontare una vera e propria prova (come regista), in tempi molto brevi".
Per garantire la sua sopravvivenza, lo Studio Ghibli sta assumendo 20 giovani nuovi animatori, che si uniranno allo staff in aprile. Invece di lavorare sotto la guida dei più anziani presso il principale studio di Tokyo nel distretto di Higashi Koenji, essi saranno addestratiti in una nuova struttura al di fuori della città. "Quando i giovani vengono a Tokyo per la prima volta, la trovano un po’ stressante", ha spiegato Miyazaki.
Parte
dello stress di Miyazaki proviene
dal bilanciare i suoi interessi personali con le esigenze del gruppo
e quelle
del mercato. Se un film piace a lui, ma non al pubblico, ha spiegato,
poi tutto
il personale dello Studio Ghibli ne soffre.
Parlando da vero
professionista, ha poi aggiunto "Il processo di creazione di opere
d'animazione non è solo una
questione di sforzo individuale. C'è un sacco di lavoro che va a
gravare su
gruppi di molte persone, ognuno di loro si impegna moltissimo. Sarebbe
quindi
davvero spiacevole e irritante se il film poi non si dimostrasse
redditizio.
E se qualcosa non è redditizio, la gente non lo produce, perché non
vuole un
risultato fallimentare. Sento mia la responsabilità di avviare un
lavoro in cui
tutti si sentano coinvolti. Se non ci si dispone in tale atteggiamento,
non c'è
senso nel lavoro dello studio di animazione."
'Cause I don't think that they'd understand
When everything's made to be broken
I just want you to know who I am