È curioso che mi sia venuto in mente proprio oggi questa buffa storia del mio passato…
Un po’ è vera, un po’ è inventata e addirittura pensavo di averla sepolta nel mio subconscio assieme a un’ altra marea di inutile spazzatura altrimenti chiamata ricordi.
Avevo 10 anni quasi undici e frequentavo il quinto anno delle elementare, circa a metà febbraio la mia ex scuola organizzava uno dei più inutili, ridicoli e abominevoli concorsi per brave bambine, i maschi non erano ammessi…
“IL GRAN GALÀ DI DANZA”
Mi ero iscritta all’ultimo secondo il giorno prima, così tanto par fare qualcosa e poi me n’ero scordata. Il mattino successivo quando arrivando tardi a lezione, come al solito, mi accorsi che di fianco alla scala campeggiava un enorme cartellone in rosa, arancio e lilla mi resi conto che avevo scordato qualcosa…quell’abominevole carneficina che altro non era che una gara di danza.
Il mio abbigliamento era del tutto in adatto. Anfibi con punta rinforzata, jeans rotti e maglioncino a righe orizzontali rosse e verde oliva, senza maglietta a maniche corte sotto. Dato che ero li, tanto valeva giocare, non ci avrei perso niente né ci avrei guadagnato.
La gara era strutturata in 2 fasi:
• la prima era di danza libera, la “concorrente” portava una coreografia preparata a casa o improvvisando su un brano di qualunque genere (classico, pop, jazz, etc.).
• la seconda era a eliminazione diretta, si improvvisava su circa 10 minuti di musica a rotazione libera, per ogni turno.
Semplicemente era una faticaccia unica e irripetibile a cui le bambine si sottoponevano per puro divertimento… che strazio. Il mio numero era il 17 ero anche l’ultima, come prima coreografia portai un frammento dello schiaccianoci, mi era facile stare in piedi sulle punte di ferro egli anfibi.
Di 17 bambine la maestra di Musica e quella di Italiano ne scelsero 8, purtroppo ero tra le “fortunate”.
Il mi primo turno andò bene, senza intoppi o cadute e passai con facilità, ma durante il secondo turno circa a metà della rotazione musicale avvertii un fastidio al piede sinistro, comunque continuai a ballare anche stavolta andò bene però il piede sinistro mi faceva una male cane. Cocciuta com’ero (e come sono rimasta) continuai la sfida, ero in semifinale.
Ballai ancora contro un’ altra bambina, si chiamava Gloria. Mi è rimasta impressa perché portava una tutina color turchese talmente attillata che mi veniva il voltastomaco a guardarla e prima di iniziare mi ha detto: “Cosa pensi di fare vestita così? Se capitasse un pezzo di balletto che faresti? Ma dai nemmeno riesci a muoverti!”. Io scoppiai a ridere, ma si era guardata allo specchio (?) e chi lo saprà mai.
Alla fine il pezzo di classica da lei tanto atteso capitò. Io sentivo il ferro delle punte degli stivali tagliarmi i piedi, sentivo il sangue che colava tra le dita (non avevo le calze!) faceva male malissimo, continuai.
La finale era ormai mia, davanti a me si stagliava la mia eterna nemesi, Alessandra.
Col suo tutù da grande saggio, le scarpette con la punta in gesso e gli scaldamuscoli sembrava essere appena uscita dall’accademia (ero iscritta anch’io all’accademia di danza, mai sarei andata vestita così nemmeno la!). Comincia la musica, i nostri passi sono perfetti, identici, accademici a un certo punto il vuoto.
Cado a terra e sfortuna delle sfortune uno dei miei stivali si sfila e cade dall’altro lato della palestra lasciando sospese in volo alcune gocce di sangue.
Ho perso.
Ho perso contro quella smorfiosa, schifosa, boriosa.
La maestra di matematica mi porta di corsa in infermeria, dove la dottoressa mi visita, mi disinfetta e mi fascia.
Mi faceva molto male ma non era una scusa sufficiente per farmi accettare che gliel’avevo data vinta, mi facevo schifo… pochi giorni dopo la trovai in giro con le sue amichette e la pestai. Non mi ero presa quell’inutile trofeo ma mi ero perlomeno sfogata. Morale della Storia: non ballate mai con gli anfibi e se avete una nemesi… pestatela a sangue e rendetela innocua!
Baci, baci…
Ciao, ciao…