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Spazio ai Racconti!

Bloggata inserita il 11 ottobre 2008 - 12:25 - Aggiornata il 11 ottobre 2008 - 12:29

Eccomi!! Oggi non posterò nulla che mi riguardi strettamente. Mi sono svegliata con una voglia matta di scrivere il raccontino che vi riporto qui sotto! Ora, l'ispirazione (come al solito) mi è venuta da un sogno che ho fatto questa notte. Non aspettatevi chissà che cosa, è un raccontino abbozzatissimo da cui nulla pretendo; però se vi state annoiando e non sapete cosa fare, potete leggerlo ^^
Però ribadisco, non aspettatevi nulla di eclatante, è un banale fantasy classico XD


“Mirandin, il bianco gioiello d’acqua, così veniva chiamata nelle Terre Lontane da cui per sempre s’è dipartita; Fearuin, lo spirito di rossa fiamma, era per coloro del Popolo Dannato. Ella ora è solo Osithax, un nome nero, come la sua storia.”
Il giovane ascoltò tutto con aria seria, quindi domandò:
“Mio Signore, ancora non capisco come possa esserci d’aiuto codesta Dama Osithax…”
Il Re dei Draghi, un rosso dalle corna ritorte, lo osservò abbassando le palpebre e rispose con tono paziente, i verdi occhi dalla pupilla felina si persero nel vuoto.
“Era figlia di Re, l’unica erede del Sommo Sovrano d’Oro che ancor’oggi regna solo, nelle aule di cristallo delle Terre Lontane. Lasciò tutto per seguire il Principe dei Dannati nella sua guerra al Nemico dei Mondi; quand’egli morì, in conseguenza al duello in cui uccise il Nemico, il dolore la portò così vicina alla morte che gli Dei mossi a pietà le obliarono i ricordi, ché Dama Osithax ancora doveva vivere. Così da secoli ella vaga solitaria per il mondo, priva di passato, senza meta, sola con il suo potere. Quel potere ci aiuterà sconfiggere Gurthanca il Nero, che del Nemico dei Mondi era il solo consigliere. Ora va, giovane Ammonis, trova Dama Osithax e troverai la forza che riattiverà la Serpe d’Argento!”

Ammonis si svegliò di soprassalto nel mezzo della notte; ancora una volta il Re dei Draghi gli rimandava quella visione per costringerlo a portare presto a termine la sua ricerca. Si accoccolò nuovamente su se stesso e difese il muso con la coda uncinata, riflettendo. Aveva percorso le Terre Conosciute in lungo e in largo, in volo o camminando sotto le mentite spoglie di un essere umano, ma nessuno conosceva Dama Osithax o l’aveva vista, ché ella apparteneva alla leggenda, come tutti gli eroi dei tempi antichi. Le sue peregrinazioni lo avevano portato più a est di quanto qualunque altro Drago fosse mai arrivato, nelle terre governate da Gurthanca, il Demone che era stato un sottoposto del Nemico dei Mondi. Stava giusto riflettendo su questo quando il primo raggio di sole ricacciò le Dee Stelle nelle loro case in cielo, a filare il destino degli esseri mortali. Ammonis si alzò e stiracchiò le zampe, solcando il terreno con gli artigli falciformi, e fu allora che udì la voce... Un canto come d’usignolo giunse alle sue orecchie, infinitamente triste e misterioso. Il Drago seguì la voce e la vide. Ad un primo sguardo poteva sembrare una ragazzina, ma dai suoi occhi trasparivano il peso e la durezza che le prove sostenute durante secoli di esistenza le avevano riservato.
“Dama Osithax?” domandò d'impulso, interrompendo il canto.
Lei alzò la sguardo, per nulla intimorita dalla possanza del Drago che l’aveva apostrofata.
“E’ uno dei nomi con cui sono soliti rivolgersi a me…”
“Vi ho cercata per lungo tempo, per chiedere il vostro aiuto!” rispose Ammonis, abbandonando il suo vero sembiante e prendendo quello fittizio di un essere umano, pensando così di risultare più gradevole agli occhi della fanciulla.
“Il mio aiuto? Di quali cose posso io, che voi Draghi non potete?”
Lui rimase interdetto, il leggendario orgoglio che contraddistingueva la sua Razza stava facendo a pugni con il suo senso del dovere. Nemmeno lui sapeva a cosa sarebbe servita una creatura tanto fragile, in una battaglia fra poderosi esseri magici quali i Draghi e i seguaci di Gurthanca.
“Noi…abbiamo bisogno della Dama che ebbe parte nella sconfitta del Nemico dei Mondi, una profezia dice che il suo potere ci è indispensabile! Non dipende dalla nostra volontà!”
Dama Osithax si alzò e lo squadrò, il suo sguardo era più terrificante della calata di un intero esercito di cavalleria.
“Non so chi voi cerchiate, non sono io! Nulla ricordo di un Nemico dei Mondi, non so di cosa stiate parlando…e ora lasciatemi in pace! Non ho nulla che fare con Daghi, con nemici e con i Dannati! Lasciatemi sola!”
“Io però, i Dannati ancora dovevo nominarli”, disse Ammonis che non aveva intenzione di lasciarsi intimorire o scoraggiare dalle proteste della Dama; nulla avrebbe potuto distoglierlo da seguire gli ordini che gli erano stati dati.
Si avvicinò e le prese una mano…Osithax dilatò gli occhi in una smorfia di puro terrore e si svincolò con uno strattone.
“Siete matto?! Morirete adesso!”
Il Drago non capì e scosse la testa, incuriosito.
“Stò benissimo - disse - ora andiamo mia Dama. Vi devo condurre al cospetto del mio Sovrano, ma prima, dobbiamo passare a prendere un cimelio, al tempio dei Vecchi Dei.”
Ammonis riprese la sua imponente forma originaria e abbassò il collo, poggiando a terra il testone. Allungò  infine una zampa affinché la Dama potesse salirvi. Osithax non sapeva ancora se era la cosa giusta da fare, ma salì sulla zampa e Ammonis se la depositò fra le corna, alzando piano la tesa. La fanciulla si strinse al mostro e quand’egli saltò, scattando in avanti per prendere il volo, le mancò il fiato; chiuse gli occhi e s’avvinghiò più forte che poteva, mentre i capelli mossi dal vento, sbattevano in tutte le direzioni torturandole il viso.

Sul far della sera, i due arrivarono in vista di un centro abitato.
“Avrete fame mia cara…”
Dama Osithax non ripose, non avrebbe potuto, l’aria le impediva di emettere qualsiasi suono. Ammonis atterrò e riprese sembianze umane, aiutando la Dama a riaversi dallo schok di quel volo. Entrambi si incamminarono verso le abitazioni. La prima costruzione era proprio una locanda…
Appena entrarono, un’enorme quantità d’odori empì le loro la narici. Il Drago storse il naso infastidito, mentre i suoi occhi si posavano sulla moltitudine d’individui sinistri che si trovavano in quel posto.
“Forse, sarebbe meglio uscire…” disse alla Dama che lo precedeva di qualche passo.
“Non crederete che io abbia timore di costoro!?” rispose lei, la voce distante come lo sguardo.
Si sedettero al bancone e ordinarono del cibo. Dama Ositax non mangiò nulla, se ne stava tranquillamente seduta sullo sgabello, lo sguardo per so nel vuoto, immersa in pensieri così cupi e profondi che solo una mente parimenti stranita dalla realtà avrebbe potuto comprendere. Ammonis dal canto suo si trovava a disagio, a parlare da solo, ché la Dama sì, stava a suo fianco, ma da lui era disgiunta più delle stelle in cielo. Dopo poco si alzò e si allontanò per qualche attimo, con l'intento di raccogliere informazioni.  Approfittandone, un uomo s'avvicinò a Osithax, il volto butterato e gli occhietti resi lucidi e gonfi dalla gran quantità d’alcool che aveva ingerito.
“Vieni di là con me avanti…non te ne pentirai!” biascicò, articolando la mascella e le labbra in una serie di smorfie.
Lei non rispose e continuò a fissare il vuoto. L’uomo si avvicinò maggiormente e tentò di accarezzarle il collo, sbilanciandosi e afferrandole il braccio per mantenersi ritto.
“Allora? Perché non rispondi?”
La Dama, non lo degnò di uno sguardo e proferì con voce tetra:
“Io non parlo con i morti.”
“Con i morti? Bellezza, sei matta?”
“No. Tu sei morto, nel momento in cui mi hai toccata.”
Lui aggrottò la fronte e improvvisamente venne avvolto dalle fiamme. Ululò dal dolore e dallo spavento, alzandosi di scatto, mentre tutti i presenti si voltavano. Gli occhi del malcapitato schizzavano pazzi nelle orbite, la voce ridotta ad un unico stridulo acuto, egli si gettò fuori…divorato dal fuoco. Al suo passaggio tutti gli avventori si spostarono di lato. Urla strazianti di crescente intensità giunsero all’interno della locanda e solo diverso tempo dopo che queste si furono spente, l’oste uscì a controllare…
“E’...morto…” disse rientrando.
Sugli occhi di tutti si dipinse il più puro terrore. Poi una voce squarciò il silenzio.
“Maledetta donna! Tu lo hai ucciso! STREGA!”
Osithax non alzò lo sguardo e non disse nulla, restando nel suo mondo remoto…Un omone le si avvicinò sguainando una spada. Ammonis, non potendo trasformarsi in un Drago (le sue leggi gli impedivano di mostrare agli esseri mortali le sue vere sembianze) non trovò di meglio da fare che frapporsi tra l’uomo e la Dama.
“Voi non la toccherete!”
“Questo poi, resta da vedere!” ululò l’altro, lo afferrò per il bavero e lo lanciò di peso sul bancone. Ammonis scivolò fin quasi dalla parte opposta, si alzò repentino e vide la sua salvezza nella spada che un avventore, sconvolto, aveva poggiato accanto al suo sgabello; la afferrò, sguainandola d’un colpo e saltando giù dal bancone. In quell’istante, da un angolo in ombra, apparvero quattro figure ammantate che recavano al collo un grosso medaglione argentato... il simbolo delle guardie di Gurthanca. Il Drago se n’avvide subito e non riuscì a decidere chi attaccare per primo, se l’omone o gli scagnozzi del nemico, che nel frattempo si avvicinavano ad Osithax. Lasciò che i pensieri gli scivolassero addosso e si slanciò in avanti, con la spada che brillava dei riflessi rossi del fuoco. Gli altri avventori, mezzi ubriachi, altro non aspettavano che la scintilla incendiaria e immediatamente si sviluppò una rissa generale. Ammonis venne separato dalla ragazza, mentre l’orda si agitava come il mare mosso, vociava e ululava fra lo strepitio di colpi, tavoli e panche rovesciate, aggiunto al clangore di armi metalliche. In mezzo a tutto questo, ancora la misteriosa Dama se ne rimase tranquilla e distaccata. Uno dei quattro sgherri di Gurthanca, riuscì ad avvicinarsi a lei, e le menò un fendente con un corto spadino. Osithax finì a terra, ma non perché fosse stata colpita, aveva solo perduto l'equilibrio sullo sgabello. Sopra di lei, il nemico osservava un’elsa lucente...tutto ciò che era rimasto del suo spadino, insieme a una poltiglia di metallo fuso ai suoi piedi.
“E’ FERAUIN! LO SPIRITO DI ROSSA FIAMMA!” urlò ai suoi compagni che riemersero dalla rissa, che si era bloccata di colpo.
I presenti osservavano la ragazza a terra…tutti loro, almeno una volta nella vita avevano sentito la leggenda di Miriadin Fearuin. Calò un’atmosfera così densa di emozioni che nemmeno Osithax riuscì a non rimanerne turbata. I seguaci di Gurthanca schioccarono le dita e scomparvero nel nulla, mentre la ragazza si rialzava e Ammonis correva da lei.
“Andiamo mia Dama… - le sussurrò il Drago, trascinandola fuori dalla locanda, mentre i presenti facevano ala, stupiti e terrificati allo stesso tempo - …sbrighiamoci a raggiungere il tempio dei Vecchi Dei!”

***

Il tempio dei Vecchi Dei era una costruzione di modeste dimensioni, articolata su una base ottagonale; se ben guardata, ovunque era riscontrabile la presenza del numero otto: otto lati, otto porte, otto finestre murate. Esternamente le mura erano verdi, e le colonne risaltavano su di esse con bagliori dorati. La porta principale, che delle otto era quella che dava verso Ovest, aveva battenti ricavati dall’ebano, che recavano incisi otto bassorilievi raffiguranti scene sacre. Ammonis vi si diresse, senza fermasi ad osservare troppo la costruzione, ed entrò con Dama Osithax al seguito.
Nel tempio la luce era scarsa e proveniva da un unico lucernario colorato posto nel centro della cupola sul soffitto. In corrispondenza delle otto finestre murate erano stati apposti tetri arazzi. Per diverso tempo Ammonis e la Dama non emisero un fiato.
“Stiamo cercando la Serpe d’Argento, mia Dama – le comunicò lui dopo un po’ – è una spada leggendaria, integra e tuttavia morta!”
“Quella spada morta?” domandò lei indicando un logoro dipinto che rappresentava, appunto, solo un’arma su fondo nero.
“Sì, questa è la sua raffigurazione ”, rispose lui sfiorando la stoffa del dipinto e allontanandosi in cerca d’indizi che potessero svelargli la posizione del cimelio che cercava.
Osithax nel frattempo si avvicinò al dipinto, tetro come tutti gli arazzi vicini; toccò la tela e sfiorò la figura della lama senz’anima che le parve risplendere per un momento…
Un clangore assordante fece girare Ammonis di scatto e la sua mente stentò a credere a ciò che vide: l'arazzo era divenuto tutto nero e la spada che ivi era rappresentata, ora si trovava sul pavimento di marmo, ai piedi della Dama.
Serpe d’Argento era enorme. L'elsa era forgiata in forma di drago ad ali spiegate che allungava il collo e poggiava la testa sulla lama a tratti seghettata, a tratti ondulata, da cui si dipartivano due punte simmetriche. La punta dell'arma culminava ,invece, in forma di testa serpentina.  Osithax fece un cenno.
“E' tua adesso!”
Ammonis non si mosse, troppo sconcertato per parlare, troppo sconvolto per credere che fosse vero. Osservò meglio la lama, capiva bene perché veniva descritta come una spada morta: il metallo era scuro, grigiastro e opaco, non un riflesso, non un luccichio di sorta provenivano dalla fredda superficie. Finalmente il Drago si decise ad avvicinarsi e afferrò l’elsa, era pesante, forse troppo pesante per chiunque, usarla in combattimento era impensabile…

Uscirono dal tempio che il sole stava tramontando, tingendo di riflessi rossi non solo il cielo ma tutte le cose, splendido e terribile nello stesso momento. Osithax, che ancora non si era abituata al volo, salì sulla zampa di Ammonis e da lì sulla sua testa, dove si aggrappò alle corna, mentre prendevano quota e si dirigevano verso le Terre dei Draghi.

***

Il Re dei Draghi li accolse subito nelle sue aule, all’interno di una caverna sul vulcano. Osithax s’era ancora straniata dal mondo, nonostante fosse al cospetto di una simile potenza magica, ma egli non parve aversene a male.
“Mio Signore…- esordì Ammonis, piegando la testa con reverenza e mostrando la spada – la missione è stata portata a termine, la Serpe d’Argento è qui dinnanzi ai vostri occhi, e noi attendiamo ordini!”
Il gigantesco Rosso annuì, e i suoi occhi ebbero un guizzo:
“Recati ad est, porta teco la Dama e la Spada, entra nelle Terre di Gurthanca, arriva al suo covo e una volta lì...battiti con lui, in un duello faccia a faccia. Ciò dice la profezia. Se morrai, tutti noi saremo perduti, se vincerai, le tenebre smetteranno di minacciare le Terre Conosciute per molte vite…”
Ammonis rimase immobile, affrontare Gurthanca? Lui da solo? Sarebbe morto, no c'erano dubbi.
“Tu e Dama Osithax non sarete soli. - continuò il Re e da dietro le sue spalle apparve un Elfo Nero – Arcalen è un mago molto potente. La sua parte nella storia già è stata scritta ed egli attenderà al proprio dovere, qualunque sarà il sacrificio che gli verrà chiesto. Andate ora, esitare oltre significherebbe la calata delle ombre sulle Terre Conosciute!”

***

Una leggenda narrava lo splendore delle Terre dell’Est, prima che il Nemico dei Mondi vi mettesse piede, ma dal momento in cui lui le aveva sfiorate erano diventate aride e polverose. Lì egli aveva costruito la sua fortezza, sulle grida e sui corpi di molti schiavi. Il bastione si ergeva a sfidare il cielo, orgoglioso, nel mezzo di una piana solcata da profondi crepacci. Ammonis vi si diresse, seguendo le indicazioni dell'Elfo Nero Arcalen che viaggiava sulla sua schiena con Osithax. Volava allo scoperto, ma con sua sorpresa non venne fermato fino a che non arrivò ai piedi del fortilizio.
"E' ora, devi chiamalo", annunciò la Dama Oithax quando finalmente potè scendere dalla groppa del Drago, aiutata da Arcalen.
Ammonis annuì, prese fiato e ruggì la sua sfida, con intensità tale che fece tremare la terra. Alloraché ebbe finito, un’ombra calò su di loro e un Dragone nero, piumato, atterrò dinnanzi ai possenti cancelli che sbarravano la strada.
Gurthanca li osservò attentamente, quindi parlò.
"Sciocco Drago, leggo l'orgglio nei tuoi occhi. Mi sono subito mostrato di persona, è vero...ma non l'ho certo fatto per rispondere alla tua ridicola sfida."
Ammonis s’infammò, abbandonò la sua forma originaria per quella umana e sguainò la Serpe d’Argento:
“Ridicola sfida?”
Il mostro continuò imperterrito, senza degnarlo di una risposta:
“Mi sembrava strano che il Re dei Draghi non avesse mandato un esercito, ma solo tre miseri esserini. Vedo però che fra voi vi è la figlia del Re d’Oro delle Terre Lontane, questo cambia le cose. Mirandin rivederti è un piacere. Tuo padre non ha mai smesso di cercarti credendoti rapita, anche se sapeva nel cuore che partisti volontariamente con il Dannato e quelli della sua schiatta. Egli sa che sei viva, ma non per molto. La tua storia è ormai leggenda, ed io vi entrerò per provi fine.”
I cancelli dietro di lui si spalancarono e i tre s’avvidero che oltre essi, era appostato un grande esercito, pronto all’attacco.
Gurthanca abbandonò le sue sembianze, prese quelle umane e sguainò una spada nera.
“Ma prima – concluse - perché non accontentare il tuo giovane amico in cerca di duello.”
Ammonis non se lo fece dire due volte e partì all’attacco. La lotta si sviluppò presto cruenta, la tecnica di Gurthanca era ineccepibile e presto il Drago cominciò a stancarsi, la Serpe d’Argento non gli era di aiuto alcuno, anzi era un impedimento: una spada troppo pesante ed ingombrante per essere maneggiata con facilità.
Osithax e Arcalen osservavano da un lato.
“Mia Signora…perdonatemi - disse il mago, avvicinandosi alla Dama - ora dovrò darvi delle sofferenze!”
Con un gesto fulmineo le appose le mani sulla fronte, pronunciando velocissime parole nella sua lingua…


***

Osithax non si trovava più davanti alla fortezza del nemico, ma in un giardino fiorito, il parco di un castello. Davanti a lei un ragazzo stava abbandonato su una panca, la testa ciondoloni dietro lo schienale e lo sguardo perso nelle profondità del cielo, una giovanissima Mirandin gli si era avvicinata e si era seduta al suo fianco.
“Cosa porta qui una Dama dell’Oro?” aveva domandato il giovane.
“Una passeggiata…”
“Dalle terre del Re d’Oro fino a qui? Un po’ lunga come passeggiata, mia Dama.”
“Se vi ho interrotto nelle vostre riflessioni vi prego di scusarmi!” aveva risposto lei punta sul vivo e aveva fatto per alzarsi.
“No…è stato un bene. Windhower, - si era presentato il giovane - Principe del popolo dei Dannati.”
Mirandin sorrideva:
“Questo, io già lo sapevo!”

La visione svanì e ad Osithax apparvero in rapida successione tutti gli eventi del suo passato. Pianse, mentre i ricordi che per pietà gli Dei le avevano cancellato dalla mente, riaffioravano vividi. Rivide i giorni felici passati con Windhower, l’arrivo del Nemico dei Mondi e la partenza per la guerra del popolo dei Dannati. Ricordò tutto di se stessa, rammentò di essere stata maledetta da un demone del fuoco, e di aver ricevuto da lui parte dei suoi poteri oscuri. Rivide le molte battaglie che aveva vissuto al fianco dell’amato, fino all’ultima, quella contro il Nemico dei Mondi stesso. Windhower lo aveva sconfitto con una spada che aveva forgiata per l’occasione: la Serpe d’Argento. All'epoca, quell'arma non era morta, la sua lama scintillava di vita avvolta da fiammelle argentate. Osithax oservò il suo amato mentre sconfiggeva il Nemico e si accasciava a terra sfinito, ché la spada traeva vita e forza magica dallo spirito del proprietario, risucchiandolo dal corpo e impadronendosene per rafforzare la propria magia. La Dama rivide se stessa correre dal principe e prenderlo tra le braccia per l’ultima volta…gli occhi di lui posati in quelli della sua amata Mirandin, mentre sentiva la vita scivolare via dal suo corpo poco a poco, i sensi che lo abbandonavano.
“Windhower… - aveva detto infine lei, mentre osservava  i soldati portarlo via – sarò presto con te!”

***

Le risate di Gurthanca riportarono la Dama alla realtà…
“Quella spada è morta! MORTA! Non può nulla contro di me!” urlava e rideva, mentre Ammonis si rialzava da terra, dolorante e insanguinato.
Osithax si riebbe e alzò la testa, i capelli le ricadevano sugli occhi impedendole la visuale completa; Gurthanca le dava le spalle…al suo fianco, Arcalen giaceva morto, divorato dalle fiamme che l’avevano avvolto mentre lanciava l’incantesimo su di lei. In quel momento  la Dama seppe qual’era il suo compito. La Serpe d’Argento era "morta" perché per vivere traeva la forza nutrendosi dello spirito del suo padrone, di Windhower che l’aveva forgiata. Ora però, lui non era più e non v’era nessun’altro sulle Terre Conosciute che avesse la sua stessa forza, quella forza che gli derivava dall’appartenere ad un popolo quale quello dei Dannati…nessuno, tranne lei: Mirandin, la figlia del Re d’Oro! Senza pensarci due volte corse in avanti, spiazzando Gurthanca che non reagì in tempo per impedirle di strappare la Serpe d’Argento dalle mani di Ammonis.
“Il mio sangue, il sangue di una principessa del popolo d’Oro ti ridia vita!”
Ammonis udì la sua compagna d'impresa urlare il monito e trafiggersi con la lama; riluttante le si avvicinò, osservando il sangue che scorreva lungo la spada. Gurthanca scoppiò in una malefica risata, non avrebbe mai pensato che la Dama avrebbe potuto compiere un gesto simile.
Intanto, nelle mani di Osithax, la Serpre d'Argento ricominciò a splendere di vita e a cingersi di fiammelle.

“Non aver paura Ammonis…- disse lei porgendogli l’arma e chiamandolo per la prima volta con il suo nome - prendi la Serpe prima che io esaurisca le forze di cui si nutre. Ti prego, vendicaci!” concluse facendo un cenno al corpo di Arcalen.
Il Drago afferrò la spada...era leggera e maneggevole ora, e il suo cuore s’empì di nuove vigorie. Attaccò con ritrovato slancio, recuperando energie ad ogni nuovo fendente. Presto la situazione fu ribaltata, e  il nemico si ritrovò in svantaggio.

***

Dama Osithax, visse fino a che non vide il corpo di Gurthanca cadere a terra senza vita, quindi anche lei si accasciò al suolo, ed i suoi occhi si spensero.
Quando il nemico morì, l’esercito dei suoi sottoposti che aspettava al di là dei cancelli ruppe le file e si disperse; in quell’istante, orde di Draghi si scaraventarono giù dal cielo dando loro la caccia, ché nessuno degli empi esseri agli ordini delle tenebre doveva rimanere in vita.
Grazie al sacrificio di Mirandin, le Terre Conosciute furono liberate per sempre dal’oppressione dei Nemici dei Mondi. Tutto sarebbe presto tornato alla pace, non vi sarebbero più stati Dannati, non più grandi lotte per il dominio…e tutto grazie ad una fanciulla, il cui nome sarebbe rimasto scolpito nella storia del mondo.

***

Ammonis si svegliò presto quella mattina, aveva fatto ancora quel sogno: di nuovo Dama Osithax, di nuovo la loro avventura. Sorrise.
“Nonostante tutto – pensò – mi manchi Dama! Ma sono contento…perché so che sei felice anche tu adesso!”
Osservò il cielo e stiracchiò le zampe artigliate, prima di uscire dalla tana e recarsi ad esplorare nuove terre. Disgiunta, nel vento una voce arrivò nitida alle sue orecchie, sembrava che ridesse:
“Ricordi…Windhower, avevo detto che sarei stata presto con te…”

Ecco fatto, spero che leggendola vi siate divertiti come io mi sono divertita nello scriverla (anche se ci ho messo più di due ora senza pause, ero troppo presa).
Ad ogni modo, se vi ha fatto piacere leggere quest'avventura potrei rendere mensile l'appuntamento con i miei racconti! Fatemi sapere che ne pensate, a me farebbe piacere!


Baci Baciotti!
Zelwen avatar
Expert Jounin avatar
11 ottobre 2008 13:39
0 +1 -1
Letto tutto... Davvero bello... Anceh se mi dispiace un po' per il mago... non so perchè ma mi stava simpatico a prescindere... PS: cmq per farti venire in mente una storia del genere che razza di sogni fai???
Nekomata avatar
Expert Chunin avatar
Dango Dango Dango!!
11 ottobre 2008 18:26
0 +1 -1
Mi fa piacere che ti sia piaciuto ^^ Eh, sì, in effetti faccio sogni assurdi XDDD Al momento stò scrivendo un romanzo che, come questo racconto trae le sue basi proprio da un mio sogno (e lo stò scrivendo ormai da più di un anno, quindi figurati) XD Per il mago mi dispiace, ho cercato di caratterizzarlo il meno possibile per evitare che i lettori potessero rimanere delusi per ciò che gli succedeva!! Uffì!! XDDD

Gabro avatar
Expert Jounin avatar
13 ottobre 2008 22:40
0 +1 -1
Mi spiace non lo leggo solo perché non mi piacciono i racconti Fantasy :P Complimenti comunque, ti sei passata bene il tempo :°D
yukari_89 avatar
Expert Chunin avatar
Se vuoi essere libero, allora dovrai vivere!
14 ottobre 2008 13:01
0 +1 -1
Neko a me farebbe molto piacere l'appuntamento mensile con i tuoi racconti! Questo mi ha presa un sacco e devo dire che sei brava a narrare storie, non è da tutti... Per curiosità i tuoi racconti sono sempre Fantasy o variano di genere?
Nekomata avatar
Expert Chunin avatar
Dango Dango Dango!!
15 ottobre 2008 08:38
0 +1 -1
Accie del complimento ^^ Per ciò che riguarda i racconti: sono quasi sempre sul fantsy, ma non ho problemi a variare genere quando ne trovo l'ispirazione ^^

yukari_89 avatar
Expert Chunin avatar
Se vuoi essere libero, allora dovrai vivere!
15 ottobre 2008 11:49
0 +1 -1
De nada Neko! Al prossimo racconto! :)
Nekomata
Nekomata avatar Expert Chunin

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